Attualità - 08 aprile 2025, 16:19

Va in pensione Giancarlo Floris, dirigente della Mobile: "Sono entrato in Polizia per gioco. Poi è diventata la mia vita"

Da una scelta fatta quasi per scherzo a 19 anni, fino alla guida della Squadra Mobile della Polizia di Stato di Cuneo. Dal 1° maggio, dopo 41 anni di servizio, lascerà un lavoro che ha svolto sempre con passione, competenza e umanità

Va in pensione Giancarlo Floris, dirigente della Mobile: "Sono entrato in Polizia per gioco. Poi è diventata la mia vita"

Quarantun anni in Polizia. E non era nemmeno il sogno accarezzato fin da bambino. Anzi, tutto è nato per gioco. Due amici, 19 anni, la chiamata al servizio militare dietro l'angolo.  

E' un pomeriggio pigro, sono in centro a Cuneo, in via Felice Cavallotti: "Io voglio farlo nei vigili del fuoco", dice uno dei due; ed entra nella vecchia caserma a presentare la domanda. L'altro è Giancarlo Floris, che invece, quasi per scherzo, entra in un edificio nella stessa via, in quello che ancora oggi ospita gli alloggi del personale della Polizia di Stato. "Ho fatto domanda solo per non farla, come il mio amico, nei vigili del fuoco. Doveva essere per un anno. E invece vado in pensione da poliziotto". 

Giancarlo Floris, entrato nella Polizia di Stato il 13 gennaio del 1984, dal 1° maggio sarà in pensione. Il prossimo 12 aprile compirà 60 anni, l'età in cui i poliziotti sono messi in quiescenza. "Mi rammarica andarmene adesso, perché è un lavoro che continua a darmi soddisfazioni. Ma potrò dedicarmi alle mie passioni sportive, in particolare la montagna, la corsa e la bici". 

Con un occhio anche alla vita pubblica e all'impegno attivo nella società. Perché comunque è e si sente ancora giovane, in grado di dare tanto. 

Cuneese, o, meglio, di Demonte, è proprio nel capoluogo della Granda che ha trascorso la maggior parte della sua carriera. Commissario capo, per trent'anni nella Mobile, nel 2022 ha avuto l'incarico di dirigerla. Non solo Mobile, ma Squadra Mobile. Un sostantivo, squadra, che per Floris è una cifra stilistica. 

Non è raro vederlo prendere il caffè con i suoi ragazzi, la mattina. In squadra. "Ho sempre cercato di creare gruppo, di stare bene con i colleghi con cui ero a più stretto contatto. Spero di esserci riuscito. Ma dovete chiederlo a loro", dice con il sorriso bonario e aperto che lo ha sempre caratterizzato. Anche se spesso ha dovuto fare la parte del "cattivo". 

Tante esperienze, tante città, tanta formazione. Per poi rientrare sempre a Cuneo, di cui conosce ogni angolo. L'ha vista cambiare. "Fare il poliziotto, oggi, è più difficile. Prima la criminalità era circoscritta, più o meno sapevi con chi ti dovevi confrontare. Ora le cose sono diverse, abbiamo a che fare con persone che si spostano. Vengono qui, delinquono e poi spariscono all'estero. Il nostro mestiere è più complesso e gli scenari più articolati. Ecco perché è importante continuare ad imparare".  

Poi si lascia andare a qualche riflessione. Anche su se stesso e su come ha "interpretato" il ruolo di poliziotto in una città piccola, dove è facile sovrapporre i piani, quello lavorativo e quello privato.  

"Credo di esserci sempre riuscito perché prima di arrivare come poliziotto, sono sempre arrivato come uomo. O, comunque, ci ho provato. Non mi sono mai tirato indietro, ci ho sempre messo la faccia, anche quando non era facile. E lo dimostra il fatto che, a volte, incontro persone che ho arrestato 30 anni fa e mi trattano con rispetto"

Le soddisfazioni sono state tante. "Quando, all'inizio di un'indagine, hai l'intuizione o comunque la fortuna di capire subito come andranno le cose, è davvero il massimo. Te lo senti, segui quella pista e alla fine è giusta. E' successo spesso ed è spiegabile da un lato con l'intuito investigativo, dall'altro con l'esperienza e la sinergia che si crea con i colleghi". 

Ci sono stati anche momenti meno belli. "Non sempre riesci ad impedire che certe cose accadano. Non è mica per negligenza, a volte solo per le circostanze. Ci sono delle persone che si affidano a te e tu non riesci a dare le risposte che vorrebbero, quelle per le quali si sono rivolte a te". 

C'è un episodio che ricorda ancora con dolore. "I crimini che più odio sono quelli contro le persone anziane e fragili. Anni fa venne truffata un'anziana. Era autosufficiente, autonoma, viveva da sola. Dopo quella truffa, da parte di finti carabinieri, i figli decisero di metterla in una struttura dall'oggi al domani. Per tutelarla, certo. Venni a sapere che morì dopo un paio di mesi, si lasciò andare". 

Ma ci sono stati anche tanti grazie. Il più bello, quello ricevuto dopo aver salvato dal suicidio una donna. Si era lanciata nello Stura, dal Ponte Vecchio. "Mi buttai in acqua e riuscii a salvarla. Non dimenticherò mai la gratitudine del marito e ancora di più del figlio, un ragazzo giovane"

Il prossimo 10 aprile si celebra la Festa della Polizia, anche a Cuneo. Sarà la sua ultima da operativo, quella dei 173 anni dalla fondazione del Corpo. 

"Non so chi mi sostituirà. Ma lascio una squadra in gamba, dotata di grande professionalità e umanità. Chiunque arriverà, potrà contare su poliziotti capaci. Per me è giunto il momento di farmi da parte: ringrazio tutta l'amministrazione per aver creduto in me e avermi permesso di coprire questo bellissimo incarico di dirigente della Squadra Mobile. L'ho fatto con impegno e dedizione. La Polizia di Stato, in questi 40 anni, mi ha chiesto ma mi anche dato tanto". 

A Giancarlo Floris va il grazie della redazione per la collaborazione e la correttezza sempre dimostrate. E, non meno importante, per il garbo con cui si è sempre confrontato con noi giornalisti. 

Barbara Simonelli

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