Ho la sensazione che questa volta il giovane cuneese, iperzelante segretario nazionale dei Radicali, abbia preso fischi per fiaschi.
Premesso che è lecito discutere su tutto – a partire dai cinque giorni di lutto nazionale decisi dal governo per la morte di papa Bergoglio – ritengo che parlare di “preoccupanti sintomi di Stato teocratico” sia perlomeno eccessivo.
Stia sereno Blengino non c’è nessuna deriva teocratica né clericale in questo Paese.
Anche solo un accostamento con quelli che sono gli Stati che davvero hanno queste connotazioni è improvvido se non (ma non lo voglio credere) in malafede.
Preferisco vedere in questo atto simbolico, un gesto – assolutamente laico – di deferenza ma ancor più di gratitudine nei confronti di un uomo che, più di altri, si è speso per gli ultimi e per la pace del mondo, per quanto vox clamantis in deserto.
Non sono forse questi diritti che dovrebbero stare a cuore anche a Blengino e alla piccola pattuglia radicale?
Senza scomodare Marco Pannella, che sui diritti civili e sulle vere libertà non ha mai fatto confusioni, gli sarebbe bastato interpellare Emma Bonino.
A volte la gatta frettolosa fa i gattini ciechi.
La laicità dello Stato è altra cosa da una bandiera a mezz’asta sui balconi del municipi.
Filippo Blengino è giovane ma questa non è una colpa.
La gioventù – si sa – è una malattia dalla quale (ahimè) si guarisce in fretta.