Il prossimo 29 aprile, in Commissione Sanità, verrà presentata la Legge regionale per presentare il recente aggiornamento della normativa riguardante la libera professione intramuraria, introducendo nuove disposizioni per armonizzare l’attività libero-professionale dei medici con le esigenze del Servizio Sanitario Regionale.
E, soprattutto, si parlerà del nuovo Piano Socio-Sanitario Regionale, o meglio per ora del documento propedeutico alla sua redazione.
Un piano che, stando ad indiscrezioni di stampa, si baserebbe su un dossier elaborato dalla Bocconi, dossier che parte dai numeri. Dove non raggiungono un tetto minimo, si deve (o dovrebbe) tagliare: in un contesto di risorse sempre più ridotte all'osso, l'ottimizzazione e la riorganizzazione dei presidi è fondamentale.
Su questo - la riorganizzazione - conviene anche l'attuale presidente della Commissione Sanità nonché ex assessore regionale Luigi Genesio Icardi. Riorganizzazione, non declassamento o chiusura, basata su calcoli scientificamente dimostrati.
In particolare, la nostra provincia viene chiamata Granda mica per vezzo.
Ed è su questo che abbiamo interpellato proprio il consigliere regionale Icardi, perché il dossier della Bocconi dà anche i numeri dei Pronto Soccorso del Piemonte e della soglia di accessi sotto la quale non potrebbero più essere, appunto, Pronto Soccorso ma "punti di primo intervento". Se da un lato il Decreto ministeriale 70 evidenzia il limite minimo dei 20 mila passaggi per anno, dall'altro alcuni dei Pronto Soccorso della Granda sono in effetti lontanissimi da quei numeri. In particolare, lo sono Saluzzo e Ceva. Sono a rischio?
Icardi in questo è piuttosto perentorio: "In una provincia come quella di Cuneo non si può ragionare solo sui numeri di accesso al Pronto Soccorso. Esistono delle deroghe, che vanno motivate in modo scientifico, presentando dati e numeri. Prendiamo l'Emodinamica e l'UTIC (Unità di Terapia intensiva cardiologica). Basandoci sulla popolazione cuneese, secondo il DM 70 in provincia dovremmo averne uno. Invece ne abbiamo tre. Nelle patologie 'tempo dipendenti', in una provincia estesa come quella di Cuneo non si può prescindere dal parametro della distanza o da quello dei tempi di percorrenza. Ed ecco che abbiamo dimostrato che era necessario non solo averne due, ma addirittura tre".
Lo stesso principio deve valere per i Pronto soccorso. "Va fatto un lavoro scientifico di studio della rete di emergenza-urgenza regionale, dei PS/DEA coordinato col 118 per una migliore assistenza e riduzione del boarding. I Pronto Soccorso non si chiudono con la calcolatrice, perché ci sono realtà e territori diversi, di cui non si può non tenere conto. Serve un lavoro di riorganizzazione che dia un ruolo a ogni Pronto Soccorso. La salute pubblica - conclude - è un diritto di tutti, anche di chi vive in aree più marginali".